martedì 27 novembre 2012

Risposta alla CGIL

Ho sempre sostenuto (e praticato da preside) che l'Università debba stabilire un rapporto costante con il territorio in cui opera e quindi con le forze sociali, imprenditori e sindacati, con le scuole, ma anche con il variegato mondo dell'associazionismo civile e culturale e del volontariato. Lo testimoniano le numerosissime iniziative di carattere sociale e culturale che la Facoltà di Lettere e Filosofia da me presieduta ha intrapreso in collaborazione con i licei della città, con le istituzioni culturali (dal Teatro Stabile al Bellini, alla Biblioteca Regionale, alla Biblioteca Civica Ursino Recupero), ai club service. Mi piace ricordare la 'cena con gli immigrati' che nel periodo natalizio abbiamo offerto (a spese dei docenti della Facoltà, e non con risorse pubbliche) in collaborazione con il Comune ai rappresentanti delle comunità di immigrati, o  nello stesso periodo  'l'albero della solidarietà', raccolta di cibo, in collaborazione con la Caritas. Li cito perché, insieme alle attività culturali, testimoniano un forte impegno civile nel territorio. Io credo che, nella drammatica situazione di crisi, l'Università debba siglare un 'patto con il territorio' e qualificarsi sempre più come una risorsa per il territorio. Questo, del resto, lo spirito della mia lettera aperta al Presidente della Regione, che contiene precise proposte, direi 'offerte', di collaborazione.
Di più: la nostra offerta formativa deve essere razionalizzata e calibrata a partire dai concreti bisogni del nostro territorio e quindi deve emergere non solo da un dibattito interno alle strutture accademiche ma da un confronto con gli attori territoriali. L'ho praticato nei confronti delle scuole, vorrei diventasse una pratica diffusa e più ampiamente coinvolgente.
Per quel che mi riguarda, l'appello della CGIL, quindi, sfonda  per così dire  una porta aperta.
Per quanto concerne gli ulteriori problemi sollevati (stabilizzazioni, pagamento ricercatori), ho avuto modo di esprimermi pubblicamente e ribadisco che ho partecipato, da senatore accademico e ora da consigliere di amministrazione, all'avvio e al consolidamento dei processi di stabilizzazione; sui ricercatori occorre dire che ho anche io elaborato la proposta di destinare un fondo per l'attività di ricerca destinato ai ricercatori, a 'bilanciamento' dell'impegno gratuito per parte dell'attività didattica dagli stessi svolta. Nella situazione attuale non c'era alternativa: pagare integralmente significava chiudere molti corsi di laurea. I ricercatori, nella stragrande maggioranza, hanno accettato, con grande spirito di sacrificio e senso di responsabilità istituzionale, e infatti i corsi di laurea si stanno svolgendo.
Quanto poi alle cosiddette 'linee guida', al riguardo non può sfuggire che il 'depotenziamento' del rettore, a cui compete l'avvio dei provvedimenti disciplinari, di fatto le ha già sospese. Solo in casi di estrema e palese gravità il rettore, in questa delicata fase che precede l’elezione del nuovo rettore, avvierà procedimenti disciplinari. D'altro canto, avendo già chiarito che tali 'linee guida' non rappresentano, a mio avviso, l’intenzione dell’ateneo di schierarsi contro la libertà di espressione, ma soltanto un invito a lasciare operare in serenità i colleghi a cui è stato democraticamente affidato l'ingrato compito di sedere nel collegio disciplinare (in linea con quanto ho sempre sostenuto, a tutela dell’autonomia della magistratura e della democrazia in generale, allorquando alcuni politici hanno provato a condizionare l'esito dei processi a loro carico con strumenti 'impropri'), e avendo appurato che tale interpretazione delle 'linee guida' trova pacifico e pieno accoglimento da parte della comunità universitaria, non ho alcuna difficoltà oggi a valutarne la sospensione, fermo l'auspicio – che verrà sottoposto con fermezza dal nostro ateneo all’attenzione del Governo nazionale – che venga prontamente rivista la previsione della legge 240/2010, che ha spostato in capo ai singoli atenei la competenza disciplinare, la quale va restituita al CUN, come richiesto anche dalle organizzazioni sindacali.
Enrico Iachello

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