Ho sempre
sostenuto (e praticato da preside) che l'Università debba stabilire
un rapporto costante con il territorio in cui opera e quindi con le
forze sociali, imprenditori e sindacati, con le scuole, ma anche con
il variegato mondo dell'associazionismo civile e culturale e del
volontariato. Lo testimoniano le numerosissime iniziative di
carattere sociale e culturale che la Facoltà di Lettere e Filosofia
da me presieduta ha intrapreso in collaborazione con i licei della
città, con le istituzioni culturali (dal Teatro Stabile al Bellini,
alla Biblioteca Regionale, alla Biblioteca Civica Ursino Recupero),
ai club service. Mi piace ricordare la 'cena con gli immigrati' che
nel periodo natalizio abbiamo offerto (a spese dei docenti della
Facoltà, e non con risorse pubbliche) in collaborazione con il
Comune ai rappresentanti delle comunità di immigrati, o – nello
stesso periodo – 'l'albero della solidarietà', raccolta di cibo, in
collaborazione con la Caritas. Li cito perché, insieme alle attività
culturali, testimoniano un forte impegno civile nel territorio. Io
credo che, nella drammatica situazione di crisi, l'Università debba
siglare un 'patto con il territorio' e qualificarsi sempre più come
una risorsa per il territorio. Questo, del resto, lo spirito della
mia lettera aperta al Presidente della Regione, che contiene precise
proposte, direi 'offerte', di collaborazione.
Di più:
la nostra offerta formativa deve essere razionalizzata e calibrata a
partire dai concreti bisogni del nostro territorio e quindi deve
emergere non solo da un dibattito interno alle strutture accademiche
ma da un confronto con gli attori territoriali. L'ho praticato nei
confronti delle scuole, vorrei diventasse una pratica diffusa e più
ampiamente coinvolgente.
Per quel
che mi riguarda, l'appello della CGIL, quindi, sfonda – per così
dire – una porta aperta.
Per
quanto concerne gli ulteriori problemi sollevati (stabilizzazioni,
pagamento ricercatori), ho avuto modo di esprimermi pubblicamente e
ribadisco che ho partecipato, da senatore accademico e ora da
consigliere di amministrazione, all'avvio e al consolidamento dei
processi di stabilizzazione; sui ricercatori occorre dire che ho
anche io elaborato la proposta di destinare un fondo per l'attività
di ricerca destinato ai ricercatori, a 'bilanciamento' dell'impegno
gratuito per parte dell'attività didattica dagli stessi svolta.
Nella situazione attuale non c'era alternativa: pagare integralmente
significava chiudere molti corsi di laurea. I ricercatori, nella
stragrande maggioranza, hanno accettato, con grande spirito di
sacrificio e senso di responsabilità istituzionale, e infatti i
corsi di laurea si stanno svolgendo.
Quanto
poi alle cosiddette 'linee guida', al riguardo non può sfuggire che
il 'depotenziamento' del rettore, a cui compete l'avvio dei
provvedimenti disciplinari, di fatto le ha già sospese. Solo in casi
di estrema e palese gravità il rettore, in questa delicata fase che
precede l’elezione del nuovo rettore, avvierà procedimenti
disciplinari. D'altro canto, avendo già chiarito che tali 'linee
guida' non rappresentano, a mio avviso, l’intenzione dell’ateneo
di schierarsi contro la libertà di espressione, ma soltanto un
invito a lasciare operare in serenità i colleghi a cui è stato
democraticamente affidato l'ingrato compito di sedere nel collegio
disciplinare (in linea con quanto ho sempre sostenuto, a tutela
dell’autonomia della magistratura e della democrazia in generale,
allorquando alcuni politici hanno provato a condizionare l'esito
dei processi a loro carico con strumenti 'impropri'), e avendo
appurato che tale interpretazione delle 'linee guida' trova
pacifico e pieno accoglimento da parte della comunità universitaria,
non ho alcuna difficoltà oggi a valutarne la sospensione, fermo
l'auspicio – che verrà sottoposto con fermezza dal nostro ateneo
all’attenzione del Governo nazionale – che venga prontamente
rivista la previsione della legge 240/2010, che ha spostato in capo
ai singoli atenei la competenza disciplinare, la quale va restituita
al CUN, come richiesto anche dalle organizzazioni sindacali.
Enrico
Iachello
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